"Biopolitica e coscienza. Riflessioni intorno all’ultimo Deleuze"

Gaetano Rametta

Publié le 26 juin 2013 Mis à jour le 26 juin 2013

Publié dans Filosofia Politica 1/2006, il Mulino, Bologna.

Il problema della coscienza non sembra essere direttamente implicato in una discussione sul concetto e la pratica della biopolitica. In effetti, il dispositivo biopolitico sembra investire direttamente e primariamente la dimensione dei corpi. In essi, la costituzione materiale del potere, che travalica, pur contenendola al suo proprio interno, la dimensione istituzionale dello Stato, produce e sostiene la conservazione e lo sviluppo dei viventi, innanzitutto nella forma che questi assumono nell’organismo dell’uomo. La dimensione dell’organico è assunta dal biopotere come suo oggetto privilegiato, ma in pari tempo come condizione della propria produttività. L’energia dei corpi si trova così potenziata, sostenuta e rilanciata dall’insieme di quegli stessi dispositivi che in pari tempo la disciplinano, dominandola. Ora, questo intreccio tra produttività e disciplina, tra movimento costituente del biopotere e dinamiche espressive di soggettività, è costretto a trovare un punto ulteriore di innesto nella colonizzazione e nel potenziamento della sfera dell’immaginario. E’ la società dello spettacolo, in cui l’immaginazione si fa essa stessa corpo biologico, nel momento in cui quest’ultimo risulta vieppiù indiscernibile dalle sue protesi artificiali.